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Eleonora e la pittura


Il mio amore per il disegno e il colorare, per dipingere e copiare è iniziato dai tempi della scuola quando, mentre ascoltavo le lezioni in aula, tracciavo sul diario degli schizzi con matita e pennarelli. Crescendo avevo dimenticato questa passione, ma un giorno tra tanti, un giorno in cui tutto il mondo che avevo davanti stava perdendo il mordente, un giorno in cui cercavo di tirare le somme della mia esistenza, quel giorno presi un foglio grande e disegnai me stessa che disegnavo un quadro come in uno specchio. Il foglio era grande e colorato, con un bel fondo giallo. Il mio viso era invece scuro, come in ombra. Davanti a me un cavalletto con la tela: era come se volessi mettere giù i miei pensieri e riassumere la vita in pochi tratti e c'ero soltanto io con una matita in mano e dei colori che parlavano soltanto di me e della mia solitudine. Col tempo e grazie all'aiuto delle persone a me vicine, che mi incitavano a dipingere, questi momenti di raccoglimento davanti a fogli e tele bianche si sono ripetuti e ripetuti nel tempo.

Così ho dipinto, copiandola, la torre di Babele che narra la storia degli uomini che cercano il linguaggio di Dio.

Per me era un altro autoritratto che rappresentava il mio tentativo di trovare un linguaggio unico per parlare a tutti i miei conoscenti del periodo universitario presso la facoltà di filosofia. Vedevo la figura della torre - opera di tanti uomini che sfiorava il cielo - come un luogo in cui le parole erano impossibili e l'immagine della comunione fraterna fosse realmente visibile e tangibile.

Il mio arrivo a Itaca e l’opportunità di sfogare la mia passione che il Direttore mi sancì un nuovo momento di scoperta delle le mie capacità pittoriche.

Così, oltre a portare al Club delle tele che avevo dipinto a Palermo, portai i miei colori acrilici e comprammo con Eleonora la Staff delle piccole tele per ritrarre i Soci.

Ho cercato per ogni ritratto un particolare che mi raccontasse della persona che avevo dinnanzi. Così dipinsi Caterina con la sua immancabile bottiglietta d'acqua, Omar con la mano che dava espressività al suo dialogare sempre vivo: fu lui per primo a farmi girare per le sale del club. E via via così, se non era il naso o gli occhi, magari con un colore davo vita all'espressione e alle vibrazioni che ognuno mi comunicava con la sua presenza. Non sono ritratti accademici, a volte qualcuno mi ha detto che sono caricature; io ho in breve cercato di ritrarre alcuni caratteri salienti.

E poi, giorno dopo giorno, lo spazio della parete tutto intorno alla lavagna bianca della sala riunioni si è riempita. Col tempo le persone ritratte sono diventate tanti sguardi che osservano chi si trova lì per lavorare, chi si trova al club di passaggio e per una visita.

Francesco, lo staff mi ha raccontato di aver conosciuto tanti soci prima dai miei ritratti e poi di persona e di averli riconosciuti. Mi sento lusingata di questo. Per me questi piccoli quadri creano atmosfera atmosfera attraverso i colori e rendono la stanza abitata. Qualcuno certe volte mi chiede di essere ritratto per aggiungere la sua immagine a quella degli altri.

Forse è un modo desueto ritrarre, viste le moderne fotografie, ma per me è come descrivere una persona con le parole : posso riassumere le mie impressioni, ma chi ho davanti è molto di più, ho tanti volti davanti, che rappresentano vite, storie, facoltà intellettuali e sentimenti, pregi e difetti, e il loro inestimabile essere nel mondo.


Eleonora

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